Nei giorni scorsi ho ricevuto un messaggio da un giovane cliente che ha iniziato a costruire il suo futuro previdenziale meno di un anno fa, con un PAC (piano di accumulo del capitale) 100% azionario globale.
Caratteristiche della strategia:
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L’orizzonte temporale è maggiore di 30 anni e il profilo di rischio è ALTO.
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Il capitale investito inizialmente era pari a 1000€ e l’accantonamento mensile iniziale è 300€ al mese.
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Le commissioni degli ETF che compongono la strategia ammontano allo 0,33% annuo, a fronte di commissioni medie di mercato, per fondi comuni e polizze assicurative, che oscillano fra il 2% e il 6% annuo.
N.B. E’ fondamentale ridurre al minimo possibile le commissioni, perché tutto ciò che viene risparmiato diventa capitale che produce ulteriori interessi nel corso del tempo.
Poi mi è stata posta una domanda insidiosa: come si sarebbe evoluto il mio capitale se avessi iniziato ad investire 10 anni fa con la stessa strategia e lo stesso capitale?
Premetto che non è mia abitudine analizzare gli investimenti con lo specchietto retrovisore, però in questo caso l’ho ritenuto utile per diversi motivi:
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Il 2021 è stato, fino ad oggi, un anno straordinario, con rendimenti a doppia cifra e volatilità tutto sommato contenuta. Quindi dev’essere considerato un anno eccezionale, che non si ripete sistematicamente.
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E’ possibile quantificare la volatilità storica e il drawdown* della strategia.
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Il cliente può capire se è realmente in grado di sopportare psicologicamente situazioni di stress elevato che si possono ripetere in futuro.
*[Per chi non lo sapesse, il drawdown indica la flessione percentuale negativa rispetto al capitale massimo accumulato].
Di seguito i risultati del test eseguito sul decennio 2011-2021 con la piattaforma wallible.com
A fronte di un capitale gradualmente investito pari a 37.000€, a distanza di 10 anni, il valore finale lordo del portafoglio sarebbe stato di oltre 95.000€. L’investitore avrebbe dovuto fronteggiare una volatilità media annua del 14,9% (non per tutti) e nel mese di marzo 2020, durante l’inizio della crisi legata COVID, avrebbe visto il suo portafoglio perdere un valore superiore al 30%, per poi recuperarlo velocemente entro la fine dell’anno.
Il rendimento annualizzato sarebbe stato del 18% e la performance complessiva del 158%, numeri di tutto rispetto.
E per gli anni a venire?
Nessuno ha la sfera di cristallo e invito chi legge a diffidare da chi ritiene di possederla, promettendo investimenti non rischiosi che producono rendimenti elevati e in breve tempo.
Senza prendere come riferimento questi ultimi 10 anni, che considero eccessivi, è possibile attendersi che il rendimento annualizzato atteso si attesti intorno all’8%* per questo tipo di strategia che prevede un capitale di partenza di 1000€ e l’investimento di 300€ al mese.
*(Benchmark azionario globale ultimi 20 anni)
L’importo mensile di 300€ accantonato inizialmente viene maggiorato del 2% all’inizio di ogni anno.
Ora stimiamo l’obiettivo che, con buone probabilità, può essere centrato fra 38 anni al netto di commissioni, ritenuta fiscale del 26% e inflazione (media 2%):
A fronte di un capitale gradualmente investito pari a 202.000€, il capitale finale ammonterebbe a 499.628€, reali e disponibili. Ovviamente non si tratta di una “garanzia” scritta sulla pietra, ma di una semplice previsione grazie alla quale è possibile fissare un obiettivo finale del nostro cammino di investitori-risparmiatori consapevoli e disciplinati.
I principali vantaggi di un PAC:
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Riduzione del rischio, perché si investono piccole quote del proprio capitale sia nelle fasi crescita, sia nelle fasi di calo del mercato. Questo consente di stabilizzare e migliorare continuamente il prezzo medio delle quote già investite.
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Miglior controllo e gestione dell’emotività legata all’investimento perché non si pensa al “momento giusto” in cui investire una maggiore o minore quota del proprio capitale.
Conclusioni
Rischio e rendimento, che ci piaccia o no, sono due facce della stessa medaglia. Senza un adeguato livello di rischio finanziario, compatibile con il proprio orizzonte temporale e la propria situazione finanziaria, si corrono altri rischi, certi e reali:
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Il primo si chiama inflazione, che erode i risparmi di chi paradossalmente afferma “non voglio rischiare” o “preferisco tenere i soldi sul conto”.
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Il secondo si chiama costo-opportunità ed è rappresentato dai rendimenti offerti dal mercato ai quali si rinuncia per timore di investire in modo corretto.
Non investire in attività più o meno rischiose, significa rinunciare a priori all’opportunità che i soldi producano altri soldi grazie all’effetto dell’interesse composto su un orizzonte temporale medio-lungo, perché il tempo è un alleato formidabile.
Insomma, chi non investe e non rischia nella giusta misura, deve abituarsi all’idea di perdere i propri risparmi, perché non esiste un’alternativa a rischio zero che consenta di non perdere.
Hai una maggiore o minore capacità di risparmio di 300€ al mese e vorresti sapere quale potrebbe essere un obiettivo finanziario di lungo termine alla tua portata? Visita la sezione “contatti” del sito e chiamami o scrivimi senza impegno.
Disclaimer
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